Bambini a gattoni, cani che abbaiano: un murale di 15 metri e le foto di Haring al lavoro.
Capannelli di curiosi e la “performance” si svolge dal vivo, ma non è un’esibizione. Haring spiega a chi chiede, sono gli anni’80, il luogo è Milwakee.
Keith lavora, Keith non sa ancora di essere una stella, non sa e regala spillette ai suoi intervistatori in TV. Marketing spontaneo.
Gli hanno chiesto di decorare questi pannelli, la recinzione di un museo in costruzione alla Marquette University e da lontano potevi vedere il suo tratto, dall’autostrada si vedevano le sagome.
Più vivide e dettagliate le figure dall’altro lato: ballerini, teste/televisioni, personaggi capovolti, “il disegno …unisce l’uomo e il mondo e vive di magia” e sono parole sue.
Ci sono segni primordiali, espressioni di rispetto per la natura, l’inizio, la linearità dell’infanzia, ma ognuno può vedere ciò che vuole, può leggere il messaggio che crede, in cui crede.
Democratico Haring, rispettoso Haring, luminoso Haring.
Quest’arancione è lucente, come se fosse smalto, lo smalto di Keith.
Il contorno nero delle figure è un tratto studiato che Keith ha imparato a fare nelle metropolitane, a memoria anche di fretta, sempre con cura, prima dell’arrivo della polizia, prima di fuggire.
Si ricordano nitidamente di lui quando arrivò in aereo, in pace con se stesso, sereno.
Era il 1983, lui e i suoi occhiali, le mostre importanti, i graffiti con le ali, le danze tribali, i colori positivi, ogni mossa un gesto artistico. Aveva 24 anni.
Non lo pagarono Keith per il mural-project di Milwakee, solo vitto e alloggio per lui e il suo compagno che faceva il DJ.
Pagarono i colori e forse i pennelli, ma lui no.
Generoso Haring, perchè l’arte è un regalo.
Keith Haring – Il murale di Milwakee – Museo La Civitella – Via Giuseppe Salvatore Pianell, 1, 66100 Chieti (19 agosto 2011 – 19 febbraio 2012)